L’impianto antifurto è un sistema elettronico anti intrusione. Solitamente si distingue tra antifurti con sensori collegati via fili, ovvero cablati, e sistemi antifurto non collegati con fili, ma dotati di trasmissione wireless.
Per gli impianti antifurto wireless sono fondamentali le tecnologie di trasmissione ed in particolare i sistemi ed accorgimenti per impedire l’oscuramento o il disturbo del segnale (modulo anti-accecamento o anti jamming). Per quanto attiene gli impianti antifurto senza fili (wifi, wireless), è anche importante verificare le modalità di trasmissioni radio (singola frequenza, doppia frequenza, tripla frequenza) e se la modulazione di frequenza è di tipo a banda stretta o larga. In Europa le frequenze normalmente utilizzati dai sistemi di allarme sono il range dei 433 MHz e quello degli 868 MHz, secondo la normativa R&TTE.Aggiornata alla normativa RED 2014/53/EU.
La centrale è il cuore e il cervello del sistema: quando scatta un segnale d’allarme da un sensore, la centralina attiva l’alimentazione agli avvisatori acustici e l’eventuale combinatore telefonico per allertare il proprietario e l’istituto di vigilanza o i carabinieri (se collegati e registrati presso la caserma).
I sensori sono gli elementi che controllano tutti gli eventi che accadono nell’area protetta. Quando la centrale è attiva (armata), se un sensore nota una condizione anomala, invia il segnale d’allarme, e la centrale a sua volta attua tutte le contromisure necessarie.
Le sirene sono periferiche d’uscita importantissime e fondamentali per il funzionamento del sistema di allarme. Il loro compito è di segnalare la condizione d’allarme alle aree limitrofe tramite avviso acustico ad alta potenza e luce lampeggiante, favorendo l’intervento di una pattuglia di vigilanza o di un’autopattuglia delle forze dell’ordine. Solitamente le sirene devono essere protette tramite antistrappo, antiapertura, antischiuma e antiperforazione.
Il combinatore telefonico, ove presente, serve a segnalare una condizione di allarme al proprietario dell’abitazione ed eventualmente alle forze dell’ordine, tramite chiamata via telefono fisso PSTN o reti mobili GSM.
La maggior parte degli antifurti è dotata di sensori PIR (Passive Infrared Radiation) a singola tecnologia o PIR+MW (Microwave) a doppia tecnologia, dispositivi che utilizzano le onde elettromagnetiche ad infrarossi e/o le microonde per rilevare un movimento nello spazio sorvegliato. Gli infrarossi indicano le variazioni di calore: quando una persona si muove nella zona controllata, i sensori PIR rilevano la variazione di calore dovuta alla presenza e allo spostamento del corpo.
Anche camminando lenti non si può riuscire a sfuggire a un sensore PIR; per esempio, un ladro potrebbe provare a camminare lento per sfuggire alla rilevazione del movimento, però, appena si avvicina al sensore, il calore che il suo corpo produce dalla distanza viene spinto contro il sensore, che rileva una variazione del calore e fa scattare l’allarme. Anche la minima variazione della velocità o un piede che scivola possono far variare il calore.
Solitamente gli impianti antifurto sono dotati di telecomandi a distanza oppure tastiera numerica installata all’interno dell’edificio protetto, con cui il proprietario può comandare ogni singola funzione.
L’impianto antifurto ha ricevuto dall’installatore una programmazione che prevede l’attivazione dei dispositivi di allarme visivi, sonori e di eventuale chiamata remota alla rivelazione di un intruso. I moderni impianti antifurto possono inoltre venire gestiti attraverso un APP installabile su uno smartphone o tablet. Solitamente i sistemi antifurto sono programmati in modo che tra il momento in cui viene rilevata una causa di allarme e il momento in cui scatta l’allarme passino alcune decine di secondi, in modo che il proprietario, al rientro, abbia il tempo per disinserire l’impianto senza provocare un falso allarme.
Possono anche essere presenti dei sensori denominati “perimetrali”. Tali sensori sono installati sulle porte e finestre, indipendentemente dal tipo di infisso, a protezione della sua apertura. I più comuni sono quelli “magnetici”, composti da un elemento fissato sulla struttura fissa dell’infisso che contiene un piccolo interruttore racchiuso in un’ampolla di vetro, detto in gergo “reed”, e di una parte sulla parte mobile dell’infisso, che contiene un magnete. Contrariamente a quanto si possa pensare, la sicurezza di tale semplice sistema di rivelazione è data dall’accuratezza del campo magnetico che si crea tra i due componenti e che se modificato o disturbato genera un allarme.
Esistono tante tipologie di impianti antifurto , e il loro costo sostanzialmente non dipende solo dall’intelligenza del sistema di sicurezza (che può essere dotato di combinatore telefonico, chiamata quando viene rilevato uno spostamento, ecc.), ma anche dalla potenza dell’allarme acustico, misurata molto comunemente in Decibel.
Per scongiurare una possibile manomissione da parte di un intruso le centrali, le periferiche (sensori) e le sirene devono essere protetti tramite l’ausilio di:
Tamper anti manomissione: si tratta di un semplice tasto posto nella parte posteriore della centralina (la parte da fissare al muro). Questo tasto rimane sempre premuto a contatto col muro, e quando qualcuno cerca di strappare la centralina dal muro il tasto viene rilasciato facendo partire le sirene e le segnalazioni telefoniche. Due tasti proteggono la centrale: uno anteriore la protegge dall’apertura non autorizzata e uno posteriore la protegge dallo strappo dal muro.
Sensori ottici: nelle sirene la probabilità di manomissione è alta. La sirena, oltre ad avere un tamper posteriore e uno anteriore, è protetta anche da sensori ottici che rilevano l’immissione di schiuma di poliuretano espanso nella sirena, facendo scattare l’allarme sonoro e telefonico (il poliuretano è una schiuma che si potrebbe utilizzare per zittire la sirena).
Sistema antiperforazione: consta semplicemente nel proteggere il cono della sirena e i circuiti con una scatola di acciaio oppure una maschera di plastica che è attraversata da circuiti che se vengono interrotti fisicamente da un foro fanno generare un allarme.
Sistema antistrisciamento: i sensori di movimento potrebbero essere elusi strisciando per terra. Questo sistema ha una doppia lente di rilevazione, una davanti (che normalmente capta i movimenti nell’area) e una sotto che capta il cosiddetto “strisciamento”.
Sensore antijamming: è un sistema utilizzato nei sistemi radio per impedire il disturbo della frequenza di lavoro tramite un jammer. Se la centralina rileva un’interferenza scatta l’allarme.
Sistema antimascheramento: un modo per interrompere il fascio a infrarossi dei sensori PIR (volumetrici) sarebbe spruzzare lacca o vernice sulla lente, in modo da oscurarla. Questo sensore identifica una copertura non autorizzata da vernice o lacca e fa scattare l’allarme (fonti LeIene).
Fonte: Wikipedia